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mercoledì 25 maggio 2011

Aston Martin Cygnet L'ELOGIO DELL'IRRAZIONALITÀ

Aston Martin CygnetL'Aston Martin Cygnet.Aston Martin CygnetAston Martin Cygnet
Inchiodati nel traffico di una Londra paralizzata dalla visita di Barack Obama e signora, si ha tempo, e pure parecchio, per pensare al senso dell'Aston Martin Cygnet, che ha il privilegio di scarrozzarci per le strade della capitale. E, parafrasando Vasco Rossi, è facile arrivare alla convinzione che "questa storia un senso non ce l'ha". Volendo utilizzare i criteri di giudizio utilizzati d'abitudine per valutare un'automobile "normale", la Cygnet altro non è che unaToyota iQ imbellettata alla bell'e meglio a cui hanno piazzato sul muso il marchio dell'Aston, per giustificare (o tentare di giustificare) un clamoroso entry price di 40 mila euro e rotti.

Un affare. Tanto basterebbe per bollare l'operazione come un'ardita furbata, ché la iQ normale costa – col motore milletré – 16.351 euro: pur a voler prestare fede agli uomini di Gaydon, secondo i quali la vetturetta è sottoposta a un profondo lavoro di personalizzazione (i sedili, il cofano, i cerchi eccetera, ma nulla che riguarda la meccanica), se ne deduce che, per ogni Cygnet venduta, Ulrich Bez (capo della Casa) si sfrega le mani fino alla loro consunzione. In fin dei conti, far fare questi interventi a un bravo carrozziere non costerebbe più di qualche migliaio di euro. Diciamo 5000? Ammettiamolo. E ammettiamo pure che la Toyota, produttrice della macchina di base, la venda all'Aston a prezzo pieno: siamo dunque di fronte a un margine abnorme, nell'ordine del 100%. Insomma, un affare. Per l'Aston Martin.

Snob. Ora, la verità è che di macchine senza senso, prive di capo e coda, assolutamente anacronistiche, canagliescamente provocatorie è piena la storia. Per fortuna, verrebbe da dire. Perché è proprio questa la bellezza dell'auto e della passione di cui essa è oggetto: il raziocinio, il calcolo, la ragione, sembrano scomparire quando si parla di alcuni modelli – come questo, appunto – dal pedigree scintillante, il cui senso non è da ricercare nelle istanze oggettive (come il costo industriale), quanto negli aspetti squisitamente soggettivi, e per questo irrazionali, come la linea, il fascino del marchio, le suggestioni del passato, l'esclusività. Ecco, la Cygnet è l'esempio paradigmatico di tutto ciò: trova spiegazione e significato non tanto nelle caratteristiche tecniche (pur apprezzabili), quanto, semmai, nella propria natura di oggetto chic per happy few, disposti a svenarsi per avere in garage una delle 1.500 Aston versione Lilliput.

Tale iQuale. A questo punto, descrivere come va la Cygnet è superfluo: basta dire che si guida come una iQ 1.3, cioè molto bene. Scatta vivace, ha un buon cambio Cvt, in città è ipermaneggevole e, rispetto alla Smart, ha un po' di spazio dietro i sedili anteriori (ma un adulto normalmente costruito non c'entra). Ci viene naturale dire che si poteva approfittare dell'occasione per portare qualche intervento alla meccanica, tanto per sottolineare con qualcosa di tangibile la sportività che fa parte del Dna Aston (l'ha fatto benissimo la Fiat con la Abarth 500). Ma forse è proprio questo il senso della deliziosamente bizzarra Cygnet: essere del tutto irrazionale.